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Consumi reali auto: cosa significa e come si verificano

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Uno sguardo fuggevole alle analisi relative ai veicoli che si possono trovare in commercio (indipendentemente dal fatto che siano nuovi, usati, a noleggio o in leasing) basta per far balzare immediatamente all’occhio una dicitura apparentemente banale, ma che non è di così immediata comprensione, ovvero quella relativa ai consumi dichiarati. Di seguito vedremo in modo approfondito di cosa si tratta e come si può, invece, effettuare una verifica per quantificare i consumi reali. Su MiaCar.it siamo esperti di auto, e ti proponiamo sempre le migliori offerte auto, sia che tu stia cercando un'auto nuova, un'auto km 0 o che si stia cercando tra le auto usate.

Conosci il noleggio a lungo termine?
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Consumi reali e dichiarati: come verificarli con un test

Rispetto a quanto dichiarato sulla carta, i consumi reali ed effettivi che una vettura deve sostenere possono essere parecchio distanti, e infatti i test svolti su strada, che mettono realmente alla prova l’intero sistema della macchina e il suo comportamento concreto, lasciano emergere dei dati che si rivelano consistentemente superiori a quelli che si trovano nelle pubblicità. Il motivo di ciò non è legato a possibili tentativi di truffe da parte di costruttori che cercano di vendere i loro prodotti, ma alle differenze nelle modalità che vengono impiegate per misurare i consumi. Chi si pone come obiettivo il risparmio, al momento della scelta di un veicolo nuovo da acquistare, dovrà tenere opportunamente in considerazione questo fatto, dal momento che la disparità può essere anche importante. Essa, a livello quantitativo, si attesta all’interno di un range che varia tra il 15 e il 45%, in base al modello e all’anno di immatricolazione. In passato veniva utilizzato il sistema NEC (acronimo di New European Driving Cycle), ora ritenuto inadatto ad effettuare delle stime che rappresentino in misura accettabile dei valori realistici. Motivo per cui, di recente, è entrato molto più in voga il ciclo WLTP (ovvero World Light Duty Test Procedure), di molto più recente progettazione e che sta riscuotendo crescente successo per la sua capacità di fornire un prospetto più aderente alla realtà, in grado di guidare i possibili acquirenti verso scelte più oculate. Oltre a questo metodo, ne esistono altri più tradizionali. Di seguito approfondiremo accuratamente sia questi ultimi sia il WLTP.

Misurare i consumi auto con metodi tradizionali

Come premessa occorre innanzitutto precisare che le società che si occupano di pubblicizzare le auto illustrandone i pregi relativi alle prestazioni basano i loro messaggi su test che vengono svolti in laboratorio, perciò le situazioni che ricreano sono notevolmente distanti dalla realtà. A livello di ambientazione fisica, infatti, le temperature sono mantenute costanti intorno ai 20 gradi centigradi, e il conducente solitamente ha un peso standard di 75 kg. Il tragitto da percorrere è stabilito, senza la necessità di considerare manovre aggiuntive che devono essere eseguite, e vengono sempre montate le gomme di serie. Anche per quanto concerne lo stile di guida, viene preimpostato in base a canoni specifici che si combinano a ottenerne 3: urbano, extraurbano e misto. A dispetto del distacco che intercorre tra le misurazioni effettuate in questa modalità e i consumi reali, conoscere questi ultimi è di vitale importanza anche sul lungo termine, in previsione del mantenimento della vettura nel corso degli anni. Per potersi fare un’idea più precisa, alcuni ricorrono ai computer di bordo, sebbene questi non siano sempre totalmente affidabili e talvolta falsino le misurazioni per favorire la casa produttrice. In ogni caso, generalmente essi consentono delle previsioni piuttosto accurate, con uno scarto di circa 0,3 litri ogni 100 km da aggiungere o togliere. Il metodo più tradizionale, invece, implica banalmente un calcolo che consiste nel dividere la distanza percorsa per i litri di carburante utilizzati, al netto del medesimo stile di guida mantenuto nel tempo.

L’innovazione del WLTP

Infine, vediamo nel dettaglio il ciclo WLTP, di cui abbiamo accennato in precedenza. Con questo termine si indica un processo di omologazione dedicato ai veicoli leggeri approvato a livello mondiale ed entrato in vigore il 1° settembre 2018 (data a partire dalla quale è subentrato l’obbligo di rispettarlo da parte di ogni casa automobilistica), deputato alla misurazione delle emissioni di carburante. Esso deriva direttamente dal precedente NEDC, che sottoponeva la vettura a una serie di prove per verificarne gli effettivi consumi. L’introduzione di questo ciclo è stata pensata allo scopo di analizzare in modo aderente al vero i consumi delle vetture, con particolare attenzione alle emissioni di anidride carbonica. La chiave che consente di raggiungere l’obiettivo della precisione risiede nell’esecuzione delle RDE, ovvero delle prove su strada a tutti gli effetti, che hanno il grande vantaggio di misurare il quantitativo di emissioni in circostanze che rispecchiano pienamente quelle quotidiane. Il consumatore può trarre grande vantaggio da ciò, potendo scegliere una vettura in grado di rispettare certi standard in materia di inquinamento, con la prospettiva di poter usufruire, sul lungo periodo, di agevolazioni.

Omologazione WLTP: come si ottiene

Come accennato in precedenza, l’ottenimento dell’omologazione WLTP passa attraverso una serie di prove precise che il veicolo deve superare. Si tratta di un ciclo di prova per tappe abbastanza articolato, che ha lo scopo di verificare il pieno mantenimento del controllo del veicolo nelle condizioni di guida di tutti i giorni, che si snoda nell’arco di 30 minuti e lungo una percorrenza di 23,35 km complessivamente. Nello specifico, il 52% del tempo di guida si svolge su strade urbane, mentre il restante 48% sulle extraurbane, mantenendo una velocità media di circa 46,5 km orari. Quella di punta, invece, può arrivare a 131. Durante il test la temperatura viene mantenuta a 23 gradi centigradi. Particolare attenzione si presta ai cambi di marcia, che vengono eseguiti con maggiore frequenza rispetto al passato, e anche agli optional, un aspetto sul quale non è possibile soprassedere. Si pensi che la loro presenza o meno, in certi casi, può addirittura essere determinante al punto di modificare il comportamento della vettura su strada, rispetto a condizioni nelle quali gli accessori in questione non sono presenti. Insomma, si tratta di una procedura molto complessa e standardizzata in maniera estremamente definita. Le case produttrici hanno l’obbligo di rispettare tutti questi precisi paletti, pena il rischio di mancata immatricolazione della macchina sottoposta al test.

Ciclo WLTP: possibili problemi

Uno dei grandi vanti del ciclo WLTP è rappresentato dalla sua capacità di tenere sotto controllo ogni aspetto della meccanica del veicolo, ottenendo così la massima efficienza nelle prestazioni al fine di ridurre i consumi. Questo perché da qualche anno si è fatta più pressante l’esigenza di cambiare approccio verso l’ambiente, puntando a un maggiore rispetto, e infatti uno dei principali obiettivi che motivano la ragion d’essere di test come il WLTP è proprio quello di avvicinarsi a una sempre maggiore riduzione delle emissioni, e quindi dell’impatto sull’atmosfera del settore del trasporto privato. D’altra parte, ci sono dei casi in cui l’ottenimento dell’omologazione comporta come diretta conseguenza un incremento dei consumi della macchina, dal momento che le società produttrici sono sottoposte a un sempre crescente sforzo per poter rispettare i limiti richiesti. Rifacendoci alle dichiarazioni della Commissione Europea, le previsioni affermano che i consumi dovrebbero restare pressoché invariati, nonostante sia prevedibile la tendenza dei produttori a dichiarare dati più elevati per via del restringimento dei canoni comportato dalla diffusione dei nuovi controlli che fanno parte del ciclo WLTP. In tal modo, non verrebbero coinvolte solo le aziende costruttrici di auto, ma anche i potenziali acquirenti che stanno portando a termine un affare rientrerebbero come parte attiva in questo ciclo.

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Il noleggio a lungo termine permette di usare un’auto nuova o usata per un periodo stabilito, pagando una rata mensile che include manutenzione, assicurazione, bollo e altri servizi. Non si diventa proprietari dell’auto, ma si ha solo il diritto di usarla. È una soluzione comoda e flessibile per aziende, professionisti e privati, perché non bisogna preoccuparsi di spese impreviste o della rivendita dell’auto. Alla fine del contratto si restituisce il veicolo e si può scegliere se cambiarlo o riscattarlo. Il noleggio a lungo termine offre vantaggi fiscali e permette di avere sempre un’auto moderna e sicura, senza pensieri.
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In caso di incidente con un’auto a noleggio a lungo termine, bisogna prima mettere in sicurezza le persone e chiamare i soccorsi se necessario. Poi si raccolgono i dati dei coinvolti, si fanno foto e si compila il modulo CAI. L’incidente va segnalato subito alla società di noleggio, inviando tutta la documentazione. Il noleggiatore aiuta nella gestione delle pratiche e può fornire un’auto sostitutiva. Le assicurazioni incluse coprono vari rischi, ma ci sono franchigie e limiti da rispettare. Se si guida in modo non autorizzato o sotto l’effetto di alcol o droghe, l’assicurazione non copre i danni. Bisogna sempre leggere bene il contratto e seguire le regole.
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Il Pay Per Use è un modo di noleggiare un’auto pagando solo per i chilometri che si fanno davvero, invece di una rata fissa ogni mese. È utile per chi usa poco l’auto, perché si spende meno e si può cambiare quanto si usa la macchina senza problemi. Nel prezzo sono inclusi tanti servizi come assicurazione, manutenzione, soccorso stradale e cambio gomme. È comodo per chi fa pochi chilometri, per chi ha già altri mezzi o per chi vuole una seconda auto. Non conviene a chi viaggia tanto, perché il prezzo può salire. Bisogna sempre controllare bene le regole del contratto prima di scegliere questa formula.
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