Rilevatore di Stanchezza in Auto: Come Funziona?
Il rilevatore di stanchezza alla guida è un prezioso alleato per chi trascorre molto tempo in auto. Quali sono le caratteristiche di questo dispositivo? Quanti tipi esistono? Qual è il sistema migliore?
Le automobili moderne montano sempre più dispositivi in grado di rendere le vetture maggiormente sicure. Il Sistema Antibloccaggio delle Ruote (ABS), il Programma Elettronico di Stabilità (ESP), le cinture di sicurezza, gli airbag, le carrozzerie auto-deformanti e così via, sono tutti apparati che aiutano e facilitano la guida oppure che riducono i danni alle persone in caso di incidente.
C'è un altro dispositivo particolarmente utile, soprattutto per chi guida per molte ore consecutive: il rilevatore di stanchezza. Questo congegno è stato ideato per suggerire al guidatore di fermarsi e fare una pausa, ma non interviene in alcun caso sulla funzionalità dell'auto (non limita la velocità ad esempio), infatti se il conducente non arresta la sua marcia il dispositivo non farà niente altro che continuare a segnalare di fare una sosta il prima possibile. In pratica emette un avviso di tipo acustico e uno di tipo visivo (in genere una tazzina) per far presente al pilota che è arrivato il momento di fermarsi per un break.
Attualmente esistono due tipologie di questi meccanismi, uno più economico e dalle funzioni molto basilari e l'altro più complesso e costoso. In questo articolo spiegheremo le caratteristiche dei due dispositivi e la loro utilità quando si guida.
Su MiaCar.it ci occupiamo sì delle migliori offerte auto, siano esse una auto nuove, auto chilometro 0 o una macchine usate, ma siamo anche esperti ed appassionati di meccanica, ed oggi vediamo insieme cos'è e come funziona il rilevatore di stanchezza.
Funzionamento del rilevatore di stanchezza
Le due varietà di dispositivi per rilevare la stanchezza alla guida svolgono la funzione di base di avvisare il conducente di aver raggiunto un limite di affaticamento che potrebbe pregiudicare la reattività necessaria. Quello che cambia è la modalità di funzionamento e cioè in base a che cosa decidono che è arrivato il momento di fermarsi e prendere una boccata d'aria. Vediamo nello specifico come funzionano.
Il primo dispositivo che analizziamo è quello più economico, il suo costo è di qualche decina di euro. Si tratta di un rilevatore di stanchezza a tempo, come si evince dal nome è un'attrezzatura che basa le sue rilevazioni secondo la durata della marcia.
In concreto viene misurato il tempo dal momento in cui il motore viene avviato fino a che non si spegne. Il computer attiva un timer quando si inizia il viaggio e dopo un determinato periodo di tempo, che in genere oscilla tra i 90 e i 120 minuti, emette un segnale acustico e, contemporaneamente, appare sul display una spia luminosa raffigurante una tazzina fumante (proprio a indicare che è il momento di fare una pausa).
Il funzionamento di questo dispositivo è molto semplice e non si basa su una rilevazione concreta della stanchezza, ma agisce seguendo una supposizione, ossia che dopo un'ora e mezza-due di viaggio il guidatore possa aver bisogno di fermarsi per recuperare la concentrazione ma anche solo per sgranchirsi un po' le gambe.
Una volta che l'auto si è fermata ed è stato spento il motore il timer si azzera e ripartirà nel momento in cui si riprende la marcia. Dato che questo tipo di rilevatore di stanchezza non misura il tempo di sosta è possibile anche solo spegnere e riaccendere il motore per far ripartire il cronometro.
Il secondo genere di rilevatore di stanchezza si basa su una tecnologia un po' più complessa poiché rileva la stanchezza reale di chi guida, a prescindere dal tempo trascorso dal momento della partenza. È ovvio che un congegno più tecnologico è anche più costoso, ma la scelta non deve basarsi solo su un mero discorso di prezzi.
Il sistema fonda il suo funzionamento su dei sensori atti ad accertare una serie di segnali provenienti dal guidatore. In pratica viene controllato costantemente il volto del conducente: i sensori identificano i movimenti del viso individuando quegli atteggiamenti che sono indice di stanchezza come gli sbadigli. Inoltre hanno anche un sistema che rileva il battito delle palpebre per capire se c'è un affaticamento degli occhi e se il grado di attenzione sta calando. Alcuni modelli includono un pacchetto di rilevazione del cambio improvviso di carreggiata attivando una segnalazione se viene individuato un repentino movimento verso la corsia opposta senza aver attivato gli indicatori di direzione.
Appare chiaro che questo sistema è più fedele alla realtà captando l'effettiva condizione del guidatore. È possibile infatti che il conducente si affatichi anche prima del tempo previsto dal dispositivo descritto poc'anzi, ma è altrettanto vero che anche dopo due ore di viaggio il grado di attenzione possa essere ancora alto. Tutto dipende dalle condizioni del traffico, dal tipo di tragitto, dalla eventuale stanchezza già accumulata prima di mettersi al volante ecc.
I sistemi idonei a rilevare la stanchezza alla guida sono in continua evoluzione e già oggi è possibile spaziare tra modelli tecnologici con diverse capacità di rilevamento.
Oltre agli ormai classici braccialetti che si interfacciano con il sistema dell'automobile per inviare dei segnali acustici o vibrazioni, esistono delle telecamere interne in grado di leggere i movimenti del capo del guidatore. In base all'inclinazione della testa, alla direzione dello sguardo e alla reattività dei movimenti il computer di bordo elabora una eventuale anomalia ed emette un segnale acustico in grado di richiamare l'attenzione del conducente. Alcuni esemplari hanno anche una marcia in più, possiedono un sistema capace di rilevare la gravità delle condizioni di rischio ed inviare una chiamata a un parente o un amico (in base a come lo si imposta) per segnalare la situazione del viaggiatore alla guida.
Ogni quanto tempo fermarsi e perché
Quando si intraprende un viaggio che prevede molte ore alla guida è bene fare delle soste lungo il percorso. Le norme del Codice della Strada impongono ai conducenti di autocarri e di autobus un numero massimo di ore di guida al giorno ed anche un minimo di tempo dedicato alla pausa. I camionisti possono guidare fino ad un massimo di nove ore giornaliere e devono effettuare una pausa di 45 minuti dopo quattro ore e mezza di marcia, la pausa può essere suddivisa in due pause da 15 minuti più 30.
Per quanto riguarda le automobili non sono previsti dei limiti di tempo alla guida né una lunghezza minima per la durata della pausa. Questo perché in genere i viaggi in auto che durano più di nove ore al giorno vengono effettuati una tantum, mentre i camionisti e i conducenti di bus percorrono quotidianamente lunghi tragitti. Gli automobilisti dunque devono affidarsi al buonsenso.
In genere è consigliabile effettuare un break ogni due ore. Fermarsi durante un viaggio aiuta a risvegliare l'attenzione, la quale tende a calare quando si effettuano attività alquanto statiche e ripetitive per un lungo periodo, ma è utile anche per ridurre il carico cui sono sottoposti i muscoli e le ossa di gambe e schiena. La posizione assunta durante la guida non è molto felice per la schiena in particolare, con ripercussioni anche a carico degli arti inferiori. Stare seduti tante ore comporta un lavoro per i muscoli dorsali, per le cosce e per le braccia. La continua tensione di questi tessuti tende a sviluppare delle infiammazioni che possono interessare alcuni dei tendini e le articolazioni si intorpidiscono se si mantiene la stessa posizione prolungatamente.
Lo stress cui è sottoposto il fisico del guidatore deriva altresì dal tipo di percorso, è ovvio che guidare in autostrada, con poco traffico e a una velocità moderata, è più leggero rispetto al condurre un veicolo su strade tortuose, magari con un manto stradale non eccellente. Un altro fattore di stress sono le condizioni atmosferiche e il momento della giornata scelto per viaggiare.
La pausa dunque rappresenta un momento di recupero delle facoltà sia fisiche che mentali per riprendere la marcia in tutta sicurezza.
In conclusione il rilevatore di stanchezza alla guida si rivela essere un vero alleato, soprattutto per chi effettua lunghi viaggi, ma anche per chi percorre giornalmente qualche ora al volante, magari per ragioni legate al lavoro. Spesso ci serve un input che ci costringa a renderci conto che è arrivato il momento di una sosta.