12 giugno 2022

Le auto più iconiche ed amate degli anni '90

I modelli di auto che hanno fatto la storia degli anni '90 sono moltissimi, anche perché in quel periodo il mercato era florido e chiaramente orientato al cambiamento.

Ci sono auto degli anni '90 che hanno tracciato un solco indelebile nella storia dell'automobilismo e hanno lasciato un segno talmente profondo che ancora oggi è ben visibile, soprattutto nei cuori appassionati del genere.

I modelli di auto che hanno fatto la storia degli anni '90 sono moltissimi, anche perché in quel periodo il mercato era florido e chiaramente orientato al cambiamento. Infatti, dal 1990 al 2000 si è assistito a un mutamento concettuale delle auto, che iniziavano ad essere più "attuali" rispetto alle più "rudimentali" (ma pur sempre iconiche) presenti negli anni '80: design diversi e linee meno squadrate, optional più accessibili, aumento notevole della sicurezza a bordo, dispositivi elettronici più presenti.

Molti di voi avranno magari imparato a guidare sulle prime Fiat Punto e ricorderanno l'Alfa Romeo 155, oppure la Renault Clio che è ancora oggi presente sul mercato con tutte le sue evoluzioni del tempo. Si può parlare di auto sportive anni '90 grazie alla capacità delle case di proporre motorizzazioni sportiveggianti: Clio Williams, Subaru Impreza, Mitsubishi Lancer sono solamente esempi che certificano tre icone del periodo, ancora oggi molto ricercate nel mercato dell'usato.

Il nuovo modo di concepire l'auto lo si avvertiva intorno a metà periodo semplicemente osservando la Mercedes Classe A e la Smart, così come anche i primi monovolumi.

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I modelli di auto che hanno fatto la storia degli anni '90

Le diverse macchine dell'epoca, tra cui le più diffuse auto giapponesi anni '90, rappresentano delle vere e proprie icone di stile da cui diversi produttori hanno poi preso spunto per sviluppare nuove idee e nuovi modelli. Alcuni dettami stilistici e diverse soluzioni tecniche sono presenti ancora oggi sui veicoli moderni, a distanza di 20 anni.

Non è facile ricordare tutte le auto di fine secolo scorso, ma qui vogliamo citare quelle che, secondo la nostra opinione, hanno rappresentato qualcosa di veramente iconico, in grado di sovvertire idee, opinioni e abitudini.

Smart

Il progetto Smart è nato ben prima degli anni '90 ma è stato sempre nel cassetto.

Nel 1996 venne fondata l'azienda ma l'auto, pronta per essere lanciata, subì qualche ritardo a causa di alcuni problemi di stabilità (gli stessi della Mercedes Classe A che fallì il test dell'alce). A questo punto verso fine decennio si vide la prima Smart ufficialmente sul mercato: piccola, agile, solo due posti, un design coraggioso nato dalla collaborazione tra la Swatch (l'azienda degli orologi) e la Mercedes Benz. Piano piano l'auto prese piede e convinse, specialmente il pubblico femminile. Molti la acquistarono unicamente per scopi promozionali e commerciali, tra cui agenzie immobiliari, consegne a domicilio, attività locali di ristorazione, officine e gommisti che la destinarono ad auto di cortesia per i clienti.

I vantaggi della Smart nella mobilità cittadina erano sotto gli occhi di tutti e il prezzo decisamente elevato non fermò le intenzioni di acquisto del pubblico. Buon parte dell'auto era costruita in plastica, con pannelli removibili e facilmente personalizzabili.

Il motore era da 600 cc e con trasmissione del moto all'asse posteriore.
Il modello attuale della Smart è molto più evoluto, anche se le principali caratterizzazioni distintive sono state mantenute.

Subaru Impreza

Icona di stile e sportività: potremmo definirla così la Subaru Impreza, per eccellenza la miglior auto sportiva giapponese anni '90. La prima generazione risale al 1992 e ha caratterizzato l'intero decennio successivo. Portata alla ribalta dai risultati ottenuti nei rally del Campionato Mondiale WRC dal compianto Colin McRae, Carlos Sainz e Richard Burns, il modello di serie ha accettato volentieri alcune appendici interessanti e un paio di interessanti varianti, come la versione STI e WRX, tutte perfettamente riconoscibili dalla livrea blu, dalla presa d'aria sul cofano e dai cerchioni color oro.

Se le versioni stradali più pacate si accontentavano di avere non più di 125 cv, le varianti più sportive arrivavano a superare abbondantemente i 200 cv, toccando i 280 cv della wagon spinta da un motore particolare che inizialmente era disponibile unicamente per il mercato nipponico.

La "Subby" (così veniva chiamata dagli appassionati, in contrasto con la accesa rivale "Mitsu" Lancer), ha contribuito a diffondere il brand in Europa e a creare molti appassionati di rally.

Subaru ha fatto anche di più, contribuendo a diffondere il "mito" della auto giapponesi anni '90, insieme a Mitsubishi, Suzuki, Toyota e Mazda su tutte.

Mazda MX-5 o Miata

Ecco un'altra icona che vive a cavallo dell'ultimo decennio del secolo scorso un passaggio di modello, dalla prima serie del 1990 alla seconda del 1998. Gli appassionati sanno perchè si tratta di una vettura iconica e ora te lo sveliamo. La prima versione si caratterizza per un segno distintivo che rappresenta ancora oggi un grande classico sempre molto affascinante, ovvero i fari a scomparsa (tipici anche di alcune versioni della Toyota Celica). Questa piccola spider non era potentissima dal punto di vista della cavalleria disponibile (115 cv), ma aveva un rapporto peso - potenza bassissimo, che rendeva l'auto scattante e agile.

Alcune soluzioni erano "copiate" da Alfa Romeo, mescolate a principi giapponesi che hanno fatto di questo veicolo un "must" molto ricercato anche negli anni successivi sul mercato dell'usato. Ci sono degli "integralisti" che seguono alla perfezione la cultura nipponica legata a questo modello, al punto che esistono appassionati possessori di MX-5 di epoche diverse.

Tra le auto giapponesi degli anni '90 questa roadster di Mazda si distingue per il suo design che è rimasto praticamente invariato nel tempo nelle sue basi e la versione moderna di oggi ne è una chiara testimonianza: se affiancassi la prima Mazda Miata e la MX-5 attuale ti accorgeresti che la base del design è la medesima seppure con diverse modifiche stilistiche.

Fiat Punto

Un successo planetario durato a lungo, al punto di diventare, in Francia, la vettura straniera più venduta e nel 1995 in Europa auto dell'anno. Tra le automobili vendute in Italia la Fiat Punto è sempre stata nelle prime tre posizioni fin dalla prima serie presentata nel 1993. Arrivata come sostituta della Fiat Uno, ha saputo gudagnarsi subito il favore del pubblico grazie anche alla matita di Giugiaro che ha realizzato una linea innovativa, quasi a cuneo, interpretando i dettami stilistici dell'epoca e dettandoli anche agli altri, con cofani spioventi, parabrezza più inclinato ed esaltazione interna degli spazi.

Tra le soluzioni innovative si ricordano i gruppi ottici posteriori in concomitanza dei montanti laterali accanto al portellone, una scelta che è stata poi presa ad esempio da rinomati designer.

Inizialmente gli allestimenti erano pochi ma in men che non si dica Fiat propose davvero un ventaglio di scelte esagerato, frutto anche di modelli come la Punto GT (dotata di 130 cv) o la cabrio che trasmettevano al pubblico un maggiore appeal.

Nel 1999 ci fu il modello nuovo e anche in questa occasione le vendite ne decretarono il successo.

Lamborghini Diablo

Un sogno che si tramuta in realtà che diviene presente tra le auto sportive anni '90. Il compito del nuovo modello era difficile poiché la Lamborghini Diablo si presentava come erede della Countach, vettura iconica nel decennio precedente e ancora oggi.

La Diablo era una supersportiva dalle prestazioni strabilianti: lo si intuiva dal design molto rastremato, il muso tagliato come fosse una lama a fendere l'aria con il cofano che era, di fatto, un prolungamento del parabrezza.

Chi era abituato a modelli simili, anche di altre case, vide questa "Lambo" come qualcosa di esagerato, definendola addirittura eccessiva con i suoi 492 cv di potenza e il classico propulsore V12 da 5.7 di cilindrata. Inizialmente fu pensata solo con due ruote motrici, poi i tecnici decisero anche per la variante integrale, denominata VT.

Di colore giallo, era molto riconoscibile anche per le sue forme: in quel periodo la Diablo si prese praticamente tutte le copertine delle più rinomate riviste, nonostante fosse ben lontana dalle auto americane anni '90, che in Italia avevano fascino grazie ai telefilm dell'epoca.

Alfa Romeo 155 e Alfa Romeo 164

Gli anni '90 ad Arese si caratterizzarono per la commercializzazione dell'Alfa Romeo 155 e della 164, due berline che hanno avuto un discreto successo in due segmenti diversi. Se la 164 ha venduto, ma senza fare esaltare più di tanto i commerciali del Biscione, la 155 ha avuto un successo maggiore, complice anche il mondo delle corse che ha fatto da traino.

L'Alfa 164 vide il suo primo restyling nel 1992, mentre la 155 vide la luce nello stesso anno.

Alfa Romeo 164 e 155 hanno condiviso alcune soluzioni innovative a livello motoristico e sulla prima compare anche la trazione integrale Q4. Tale innovazione fu destinata immediatamente anche alla 155 ma con la sola disponibilità in Giappone.

Nel 1995 arrivò il primo restyling massiccio che conferiva una personalità diversa al mezzo, a partire da migliorie estetiche importanti che non solo rendevano la vettura più moderna, ma tracciavano un nuovo corso in casa Alfa Romeo.

L'Alfa Romeo 155 venne proposta anche in versioni speciali e molto accattivanti, oltre che sportive: la prima è la 155 GTA stradale di chiara e dichiarata derivazione dalla versione racing del modello, la seconda è la 155 Zagato, meno vistosa della prima ma ugualmente di personalità grazie a 215 cv di potenza nel motore.

Nel corso degli anni vi furono anche varianti speciali e in edizione limitata, a partire dalla Silverstone (per il mercato inglese) o la 155 T.Spark 2.0 L Elegante Super.

Nel 1996 l'Alfa Romeo 155 vide una gamma con diverse cilindrate e differenti motorizzazioni, spaziando dal 1.8 cc al 2.5 V6, tutti abbinati a particolari allestimenti disponibili anche a seconda del mercato di riferimento.

Oggi una 155 GTA stradale è praticamente impossibile da trovare e gli esemplari possibili sono in numero ridottissimo: per questo tocca valutazioni importanti e non certo alla portata di tutti sul mercato dell'usato, specialmente se a contendersi il pregiatissimo pezzo sono i collezionisti.

Renault Clio

Tra le auto degli anni '90 non si può dimenticare la Renault Clio. La vettura (di segmento B) ha caratterizzato l'intero periodo di riferimento: dal 1990 al 1998 la prima seriedal 1998 la seconda serie. Il primo modello ha riscosso un successo inenarrabile, specialmente in Italia, per non parlare della successiva versione sportiva Clio Williams proposta da Renault per omaggiare la vittoria del mondiale di Formula 1.

Il blu scuro e i cerchi di colore dorato (tendente al bronzo), divennero un aspetto irrinunciabile per molti. Nonostante l'idea di proporre il modello in edizione limitata, il successo della Clio Williams è stato talmente grande che la casa francese decise di aumentare la produzione, facendo un po' perdere l'esclusività del possesso agli intestatari. Una nota curiosa è che quando Renault smise la produzione, lasciò un anno in più di commercializzazione all'Italia proprio per cavalcare il successo del momento.

A parte questa variante, la Renault Clio venne proposta in diverse motorizzazioni, nemmeno particolarmente spinte, strizzando l'occhio a un pubblico tendenzialmente giovane.

Opel Tigra

Disegnata in Germania, sviluppata da un ingegnere giapponese e assemblata in Spagna: questa miscela geografica ha dato origine alla Opel Tigra, una vettura unica nel suo genere, molto bella esteticamente, dinamica, agile e con forte personalità.

Anche in questo caso furono i giovani ad apprezzare maggiormente il modello (che si contendeva il mercato con la Ford Puma, quando quest'ultima era una piccola rigida, veloce e di grande appeal.

Nata dal pianale della Opel Corsa e presentata prima in veste di prototipo, la Tigra entra ufficialmente in produzione nel 1994 e subito risultano ben visibili lo stile cuneiforme tipico delle vetture sportive del periodo, il montante centrale molto accentuato e ingombrante, la forma inusuale del vetro posteriore.

Le potenze non erano certo da competizione, ma i 106 cv sul motore da 1.600 cc spingevano l'auto fino a 200 kmh, forte di un rapporto peso - potenza vantaggioso e difficile da ritrovare altrove. A disposizione vi era anche un 1.4 da 90 cv dalle prestazioni inferiori le cui differenze si notavano solo nella velocità massima e, in forma meno accentuata, nell'accelerazione. Alla guida l'auto si palesava divertente, nervosa quanto basta e molto reattiva.

Honda NSX

Il primo aggettivo che viene in mente osservando la Honda NSX è: bellissima. Ed è un termine appropriato e soprattutto oggettivo. Difficile trovare qualcuno a cui non piaccia quest'auto che fa dell'estetica il suo principale aspetto, senza però trascurare la guidabilità e l'emozionalità.

La vettura è stata sviluppata dopo attenta analisi di modelli Ferrari, Lamborghini e Porsche, e modificata nel tempo dopo aver sentito il parere di Ayrton Senna che è stato utilizzato come collaudatore e tester. Fu proprio lui che suggerì di irrigidire maggiormente il telaio. Il motore VTEC è un brevetto della casa (utilizzato ancora oggi) e furono diverse le innovazioni contenute sotto il cofano, a partire dall'utilizzo di alcuni materiali particolari (come il titanio) con l'intento di alleggerire il peso.

Qualcuno pensa, erroneamente, che questa sia da inserire tra le auto americane anni '90 ma in realtà non è così: il disguido deriva dal fatto che il modello negli USA ha venduto molto ed è stato proposto col nome Acura NSX, dando un'identità apparente meno nipponica. In realtà è unicamente una variante commerciale, ma la vettura è giapponese.

Si può affermare che la vettura era stilisticamente avanti per il periodo in cui uscì sul mercato: basti pensare che gli studi e gli sviluppi del cruscotto e della strumentazione derivano da una visione di un cockpit di un aereo da guerra.

La Honda NSX mostra fin da subito una grande vocazione sportiva e le prestazioni ne sono la conferma: motore 3.0 di cilindrata, potenza di 270 cv e accelerazione 0-100 kmh in 5 secondi.

Volvo 850

Una vettura che ha caratterizzato fortemente il settore negli anni '90 è la Volvo 850, per le sue forme squadrate e la funzionalità del veicolo, specialmente nella versione wagon. Il modello fu messo in commercio dal 1991 al 1996, periodo in cui sono stati prodotti oltre 700 mila modelli.

Per Volvo, la 850 fu un prodotto importante dal punto di vista del posizionamento della gamma sul mercato, ma anche sotto l'aspetto tecnico in quanto i progettisti scelsero la trazione anteriore, al contrario delle vetture precedenti.

Il restyling del 1994 ha portato lievi modifiche estetiche visibili, ad esempio, osservando il paraurti, il quale appariva più arrotondato quasi a sconfessare la classica linea netta e squdrata, ma questa è solo un'illusione.

Invece, degne di nota sono le soluzioni riguardanti la sicurezza del veicolo, il cui livello ha raggiunto standard elevatissimi che sono stati poi mantenuti tali anche su altri modelli del brand.

Per far capire quanto abbia rappresentato la 850 per Volvo, è sufficiente vedere cosa è accaduto nel 1997: la 850 uscì di produzione e venne sostituita dalla S70, che altro non era che un nuovo restyling del modello ormai fuori produzione. Anche la dotazione di accessori e optional, per la Volvo 850, era molto ricca e ricercata, al contrario di quasi tutti gli altri modelli di auto presenti sul mercato.

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