come-fare 05 maggio 2022

Convertire un'auto all'alimentazione a metano: quanto costa installare l'impianto?

In questo articolo parleremo della possibilità di trasformare la nostra macchina a benzina in una bifuel. Vedremo quindi come funziona un impianto a metano per auto e quanto costa installarlo.

Comunemente si è tentati di pensare che l’alimentazione a metano per il proprio veicolo risulti di gran lunga più conveniente rispetto ai tradizionali diesel e benzina, e questa convinzione sembra essere sostenuta di buon grado dai prezzi che vediamo esposti fuori da ogni punto di rifornimento. È lecito allora domandarsi se non sia il caso di effettuare un investimento montando un impianto a metano sulla propria auto.

Domanda lecita, appunto, ma che rischia di trovare una risposta affrettata. In realtà, le apparenze possono ingannare, e prima di prendere una decisione drastica occorre fare dei calcoli e considerare ogni fattore coinvolto. Ad esempio, non possiamo ignorare la spesa iniziale che dovremo sostenere per convertire all’energia naturale la nostra macchina, che non è nata con questa predisposizione. Questo rappresenta il principale ostacolo all’installazione di un impianto a metano che ci restituirebbe un’auto bifuel. Se, da una parte, il problema delle prestazioni ridotte in termini di efficienza e qualità è stato risolto dal progresso della tecnologia, che ha consentito di livellare le differenze, è proprio sul terreno della convenienza che si decide tutto. Le vetture a doppia alimentazione, infatti, ad oggi possono vantarsi di rappresentare un’ottima alternativa al diesel per chi ha necessità di percorrere parecchi chilometri quotidianamente, ma non è detto che la strenua ricerca del risparmio non possa talvolta essere controproducente.

In questo articolo parleremo in modo approfondito proprio di questo argomento, e cercheremo di stabilire se effettivamente sia conveniente equipaggiare la nostra vettura di un impianto a metano.

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Che cos’è un impianto a metano per auto

Iniziamo a porre alcune precisazioni e a fornire qualche definizione, partendo proprio dall’oggetto principale del nostro articolo. Sebbene sia comunemente chiamato metano, il gas naturale che normalmente viene utilizzato per alimentare le auto, è in realtà una miscela di questa sostanza e altri gas. Il suo ingresso nel mondo delle autovetture, per quanto riguarda l’Italia, risale agli anni ‘30, quando si cercavano carburanti che potessero costituire una buona alternativa meno inquinante rispetto ai combustibili tradizionali.

Attualmente, l’apposito impianto può assumere diverse configurazioni, a livello estetico, a seconda che si tratti di un dispositivo già integrato nel veicolo alla sua nascita o che sia stato aggiunto in seguito. Nel primo caso, le bombole saranno poste al di sotto del pianale, mentre nel secondo saranno visibili nella parte posteriore. A livello di funzionamento, una valvola si occupa di regolare la fuoriuscita del gas dal serbatoio. Questo si incanala in tubi ad alta pressione, che lo conducono fino al vano motore. Al suo interno è posto un riduttore, che ha il compito di diminuire la pressione del metano, per poter passare da 220 bar a quella adatta per alimentare il motore. Gli iniettori portano poi il gas verso il condotto di aspirazione, dal quale passa attraverso delle valvole e infine arriva nella camera di combustione, all’interno della quale, infine, scoppia.

Un’auto a doppia alimentazione può marciare sia sfruttando la riserva di benzina che quella di metano: si possono scegliere indifferentemente grazie a un apposito tasto. In ogni caso, la benzina innesca sempre l’avviamento del motore, dopodiché è possibile passare all’alimentazione a metano, che viene stoccato all’interno delle bombole in condizioni di alta pressione (intorno ai 220 bar). Questo è un elemento che rappresenta una giustificazione del prezzo maggiorato dell’installazione dell’impianto rispetto a quello per gpl: le bombole, infatti, devono essere abbastanza robuste da poter resistere a una pressione interna di 300 bar. La loro capacità (che può arrivare anche a 50 kg) è un elemento fondamentale per determinare l’autonomia del veicolo. Consideriamo inoltre che, a parità di quantità, il metano consente di percorrere il 20-25% di strada in più rispetto alla benzina.

In materia di sicurezza, invece, possiamo contare su una normativa vigente molto rigida, redatta appositamente per garantire la maggior sicurezza possibile ai possessori di veicoli alimentati a metano. I produttori, infatti, sono tenuti a equipaggiare gli impianti con meccanismi che impediscano al gas di uscire dalle bombole e a queste di esplodere. Inoltre, eventuali problemi vengono facilmente rilevati, e di conseguenza le valvole intervengono per bloccare il flusso del gas e spegnere il motore. Per quanto concerne il parcheggio in luoghi chiusi, invece, questo può avvenire senza problemi fino al primo piano interrato, mentre ulteriori limitazioni vengono applicate sui posteggi privati.

Impianto a metano: quanto costa?

Ora che abbiamo spiegato come funziona un impianto a metano per auto e abbiamo illustrato a cosa andremo incontro se decideremo di installarlo sulla nostra macchina, addentriamoci verso il nocciolo della questione: quanto costa questo intervento?

Purtroppo non è possibile fornire una risposta universalmente valida e univoca a questa domanda, poiché la spesa che dovremo sostenere dipenderà in larga parte del modello della vettura che desideriamo convertire al bifuel. Approssimativamente, comunque, possiamo affermare che, per le auto a carburatore, il prezzo di partenza si aggira intorno ai 1000 euro, mentre per quelle più moderne si può arrivare a pagare 2300 euro. Inoltre, bisogna tenere in considerazione anche un altro fattore importante: il marchio al quale decidiamo di rivolgerci per la struttura vera e propria dell’impianto, dato che alcuni propongono prezzi più cari di altri.

Occorre poi tener conto dell’utilizzo che ciascuno di noi fa della sua auto, dato che sarà proprio il risparmio sulla distanza percorsa ad ammortizzare, pian piano, la spesa iniziale. Ovviamente, se facciamo poca strada nel corso di un anno, sarà necessario molto più tempo per pareggiare i conti e, in questo caso, dobbiamo valutare la possibilità che quella della trasformazione non sia la scelta pi conveniente.

L’impianto a metano sulle auto diesel

Un’altra domanda che può facilmente far insorgere dubbi riguarda la possibilità di installare un impianto a metano su una macchina alimentata a gasolio: è fattibile?

Teoricamente sì, non ci sono motivi per cui non si potrebbe eseguire questa operazione. La realtà dei fatti, però, pone delle questioni piuttosto consistenti in materia economica, dal momento che questo intervento risulta molto più costoso rispetto a quello praticato sui veicoli funzionanti a benzina. Inoltre, bisogna considerare un fatto risaputo: il diesel, già di per sé, è più vantaggioso rispetto alla benzina, sia in termini di consumi che di spese necessarie per la manutenzione, di conseguenza ben pochi utenti sono invogliati ad avviare la transizione, se non quelli che sono spinti da motivazioni ambientaliste e dal desiderio di ridurre le emissioni di sostanze nocive in favore dell’ambiente.

Alla luce di questi dati di fatto, esiste anche un numero limitato di possibilità di scelta per quanto riguarda i sistemi disponibili in commercio che siano adatti a questa trasformazione. Questo perché, affinché possa avvenire la combustione del metano all’interno dell’apposita camera, occorre sostituire la testata, predisponendo un ulteriore sistema di candele. Una volta effettuato questo cambio, l’accensione del motore, come avviene con le macchine originarie a benzina, viene consentita dal gasolio, per poi passare al gas.

L’impianto a metano: installarlo conviene davvero?

In conclusione, cerchiamo di tirare le fila del nostro discorso, riprendendo da dove abbiamo iniziato, ovvero dando per assodato che molte persone accarezzino l’idea di installare un impianto a metano sulla propria auto a benzina spinti dalla convinzione di poter godere di un risparmio davvero consistente. Al di là di questa affermazione, che può essere vera o meno a seconda dei singoli casi, considerando anche il chilometraggio abitualmente percorso e il tempo necessario a compensare la spesa iniziale, occorre precisare che il gas comporta anche altri vantaggi.

Ad esempio, poiché il metano non viene trasportato da appositi mezzi per arrivare ai punti di rifornimento, non sussistono problemi in caso di sciopero degli autotrasportatori. A questo risvolto positivo si aggiungono, per alcune regioni italiane, l’esenzione dal pagamento della tassa di possesso e quella dal blocco e dalle restrizioni previste per diminuire il traffico.

Esistono, tuttavia, anche alcuni svantaggi, primo tra tutti, la limitata diffusione sul territorio di punti di servizio che abbiano disponibilità di questo gas, motivo per cui fare rifornimento può a volte risultare una necessità scomoda. L’ultimo punto, che rappresenta tuttavia il più importante, riguarda l’esigenza di manutenzione regolare, che deve essere effettuata con maggiore frequenza, per mantenere in completa salute le valvole del motore, facilmente soggette a usura (questo poiché, a differenza di quanto avviene nei propulsori alimentati a benzina, non godiamo dell’ausilio del lubrificante). Non vanno trascurate nemmeno le bombole, che devono essere controllate con una cadenza di 4 anni e, dopo 10, vanno sostituite.


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